Condividiamo quanto ha scritto una ragazza che sta partecipando agli incontri del percorso vocazionale a Casa Emmaus.
Vocazione è una parola che mi ha sempre attratto e spaventato, forse perché come a tanti succede, si immagina che sia una chiamata che piomba dall'alto e ci spinge a fare qualcosa che non desideriamo o di cui abbiamo paura.
Nella prima tappa del percorso vocazionale ad Assisi ho riscoperto il significato di questo termine, che non riguarda solamente frati e suore, ma è una chiamata di Dio per tutti a ricevere il suo amore, non solo per la nostra realizzazione personale e felicità, ma per poi servirlo negli altri che ci indicherà (nella famiglia, lavoro, vita religiosa, parrocchia, volontariato ecc.). Ognuno di noi ha una piccola-grande missione da compiere, che è già nascosta nei nostri desideri e nel nostro vissuto concreto.
Così, dopo anni in cui controllavo le proposte della pastorale giovanile e fantasticavo di poter partecipare, quest'anno ho scelto di "buttarmi" ed eccomi giunta alla terza tappa di un cammino insieme a tre compagne di avventura e sotto la guida di sr. Patricia e sr. Rosa.
Le paure e i forti dubbi non sono mancati sin dalla prima partenza ma, rileggendo questo tempo da novembre ad oggi, sono convinta che dietro le circostanze favorevoli (un lavoro e dei giorni liberi) che mi hanno permesso di partecipare, ci sia la mano del Signore che ha preparato queste occasioni di incontro per me.
All'inizio del cammino il primo pensiero da scardinare è stata la paura del fallimento, cioè di non riuscire a capire quale direzione dare alla mia vita. Ma era necessario semplicemente cambiare punto di vista e passare dall'ansia dell’"io devo capire" alla fiducia che sarà il Signore ad agire. Per dirla con le parole di due compagni di viaggio, il tale ricco e San Francesco, passare dalla domanda "Signore cosa (IO) devo fare per avere la vita eterna?" al "Signore cosa (TU) vuoi che io faccia?".
Liberata dall'ansia, sono entrata nel vivo della prima tappa, dal titolo "La mia storia: raccontarsi". In un clima di famiglia e accoglienza e grazie ad ampi spazi di preghiera e meditazione personale, ci è stata regalata l’opportunità di rileggere la nostra storia, fatta di gioie e di ferite. Non è stata una semplice autobiografia, che alcune di noi avevano già fatto, ma una revisione di tutto alla presenza di Dio, scoprendo le tracce del suo passaggio nella nostra vita. Per questo l'attività di scrittura è stata fonte di guarigione e consolazione perché ci ha mostrato che dietro gli eventi che sembrano "casuali" c’è un filo rosso, un filo conduttore.
Nella seconda tappa abbiamo affrontato il tema dell’Ascolto e attraverso la Parola e l’ascolto di noi stesse, abbiamo fatto luce sui pensieri positivi e negativi che ci abitano, sulle emozioni e sui desideri concreti cui dare un nome. La pace sperimentata in questi incontri, infatti, può essere rivissuta e ricreata nella quotidianità delle nostre case, se impariamo ad "evangelizzare" i nostri pensieri. Cioè, una volta che abbiamo ammesso la loro esistenza, li consegniamo al Signore e attraverso la lettura della Parola lottiamo contro di essi e non ci lasciamo abbattere dalla tristezza, dal pessimismo, dalla rabbia, invidia etc.
Nella terza tappa, infine, abbiamo riflettuto sulle relazioni che intessiamo, ringraziando per le relazioni positive e belle che viviamo e prendendo coscienza delle relazioni da guarire. Tutto questo a partire dalla lettura di alcuni esempi di relazioni positive e negative tratte dalla Bibbia, che ancora una volta mi hanno stupito per la loro attualità, verità e somiglianza al nostro vissuto, in tutte le sue sfaccettature.
Concludendo, se dovessi rispondere alla domanda di ciò che mi porto al ritorno da questi incontri, oltre ad una grande pace, direi sicuramente degli strumenti e indicazioni da applicare ogni giorno e che portano frutto (quali la preghiera delle lodi, la meditazione quotidiana che unisce la Parola del giorno alle situazioni di vita vissuta in quel giorno, la lotta spirituale contro i pensieri negativi e l’affidamento a Dio nelle situazioni e relazioni da guarire).
Non so dove questo cammino mi porterà, ma sono grata per quello che sto vivendo ora e per il passaggio graduale dall'ansia e preoccupazione alla fiducia nel Padre che si occupa di ciascuno di noi.
Per dirla con un versetto di un salmo, questa è la mia speranza certa: "Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra".
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