Quaranta giorni in quell'inferno dove regnava sofferenza, paura, angoscia, dove si correva sempre per affrontare le emergenze, bisognava contenere il continuo aggravarsi delle condizioni di quei poveri martiri del Coronavirus.
Persone che hanno lasciato le loro abitazioni senza portare nulla con sé, in preda alla fame d’aria venivano trasportati dai familiari o dalle ambulanze nei pronto soccorso dove ricevevano le prime cure e rimanevano in attesa dell’esito dei tamponi effettuati che avrebbero decretato l’infezione o meno da Covid-19.
Poi rimanevano lì in attesa di un posto letto in reparto, in rianimazione o, per i più sfortunati, in obitorio.