sabato 21 febbraio 2015

Prima domenica di Quaresima 2015


Liturgia del giorno: Gen 9,8-15; Sal 24; 1Pt 3,18-22; Mc 1,12-15.

"Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo" (Mc 1,15). 

Questo è l'annuncio che Gesù, all'inizio del suo ministero, fa alle donne e agli uomini del suo tempo. Questo è l'annuncio che ancora oggi Gesù fa alla nostra vita all'inizio di questo "nuovo" tempo di Quaresima.

Stiamo muovendo i primi passi di questo cammino che ci porterà alla gioia della Pasqua e questa Parola ci pone a confronto con un interrogativo fondamentale: "Sento la necessità nella mia vita di convertirmi e di crescere nella fedeltà al Vangelo?". Domanda scontata per un credente che con grande velocità non può che rispondere: "Sì, certo!". 

Se poi ci fermiamo un po' a riflettere sulla nostra quotidianità fatta di relazioni, di preoccupazioni, di frenesia, di mediocrità, superficialità… ci accorgiamo che in realtà non avvertiamo tutta la forza e la necessità di questo annuncio di salvezza. 

Cosa significa intraprendere un cammino di conversione e credere al Vangelo? Oggi il Signore viene a ricordarci che Lui è morto una volta per sempre per ricondurci a Dio (cf. 1Pt 3,18). Lui è morto affinché noi ci lasciamo raggiungere nella profondità del nostro cuore, ci lasciamo incontrare da Lui e trasformare dalla sua Grazia. È Lui che prende l’iniziativa, a noi chiede l’umiltà di riconoscere che abbiamo bisogno di convertirci e la disponibilità a lasciarci purificare e trasformare. È Lui che ancora oggi viene a ripetere alla nostra vita: "Ecco io stabilisco la mia alleanza con voi e con i vostri discendenti dopo di voi" (Gen 9,9) e a noi è data la libertà di accogliere questo dono di salvezza. 

Il cammino di conversione richiede anche l'impegno di ciascuno di noi. Nel Vangelo Gesù ci indica che c’è una lotta che dobbiamo vivere contro quei desideri e passioni che abitano il nostro cuore e che ci allontanano da Dio. È una lotta che dobbiamo affrontare ogni giorno, aiutati dalla preghiera, con il digiuno e con le opere di carità, affinché il nostro cuore si apra sempre più all'amore di Dio e ai fratelli e sorelle. 

Signore, donaci di vivere questo tempo di Grazia con gioia! 
Donaci una mente aperta, capace di riconoscere che abbiamo bisogno di convertirci a te!
Donaci un cuore umile, capace di lasciarsi raggiungere e trasformare dal tuo amore!
Donaci il coraggio di lottare contro tutto ciò che ci allontana da Te per avere in dono Te! 
Donaci, Signore, di scoprire la bellezza della vita evangelica e di viverla in pienezza! Amen

sr. Francesca Farina (Superiora provinciale)

Foto fav


3 commenti:

  1. Grazie di cuore! Davvero il Signore ci doni il coraggio di lottare, per avere in dono Lui e il Suo amore...

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  2. Vivere la carità riempie di felicità, certo... ma ci sono situazioni in cui la carità non la si può vivere praticamente non per colpa propria: quando si viene scartati e allontanati dai cosiddetti "fratelli", quando si viene emarginati e schifati da tutti. Ecco, in quelle situazioni non si può vivere coi fratelli, perché per quanto una persona possa tentare con tutte le forze di farlo... non dipende da essa, ma dalla scelta degli altri di lasciarla avvicinare a sé o meno. Questa è la mia esperienza almeno. Io ho sempre il desiderio di stare con gli altri, ma purtroppo sono sempre stato allontanato e respinto dai miei coetanei da quando ero bambino, ed ora che sono passati anni... le cose non vogliono cambiare, nonostante tutti i miei sforzi. Faccio di tutto, sopporto tutto, ascolto sempre quando qualcuno ha bisogno (e anzi sono proprio io a prodigarmi per chiedere se c'è bisogno di aiuto perché capisco le difficoltà che si possono avere a chiedere aiuto agli altri in certe situazioni e soprattutto in certi ambienti), ho una grande pazienza (sviluppata negli anni a forza di vedermi sempre rifiutato e deriso) e come conseguenza della mia sofferenza... cerco sempre di aprirmi agli altri senza marchiare nessuno e cerco (e trovo) sempre quel qualcosa di bello e unico che ogni persona ha dentro sé (ognuno a modo suo) e che svela coi suoi tempi e che magari ha anche bisogno di essere aiutato a tirare fuori o che non conosce ancora. Quello che non capisco è come posso vivere nella gioia con gli altri se gli altri neanche vogliono farsi aiutare da me, oltre a non volersi muovere verso di me quando sono io ad aver bisogno. Nel momento in cui si è disperati... in cui c'è bisogno di una mano per rialzarsi... si possono fare delle discriminazioni di questo tipo rispetto alla persona che ti porge la mano per farti rialzare? Io sono cristiano, ma la carità non la conosco.

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    1. Caro anonimo, volentieri accompagnamo la tua ricerca con la preghiera. Siamo certe che chi conosce Cristo conosce davvero la Carità, perché Cristo è Amore (charis, in greco)

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