Nel giorno del transito di san Francesco vi proponiamo il racconto di quei momenti fatto da san Bonaventura nella sua Leggenda Maggiore.
Nell'anno ventesimo della sua conversione, chiese che lo portassero a Santa Maria della Porziuncola, per rendere a Dio lo spirito della vita, là dove aveva ricevuto lo spirito della grazia. Quando vi fu condotto, per dimostrare che, sul modello di Cristo-Verità, egli non aveva nulla in comune con il mondo, durante quella malattia così grave che pose fine a tutto il suo penare, si prostrò in fervore di spirito, tutto nudo sulla nuda terra: così, in quell'ora estrema nella quale il nemico poteva ancora scatenare la sua ira, avrebbe potuto lottare nudo con lui nudo. Così disteso sulla terra, dopo aver deposto la veste di sacco, sollevò la faccia al cielo, secondo la sua abitudine totalmente intento a quella gloria celeste, mentre con la mano sinistra copriva la ferita del fianco destro, che non si vedesse. E disse ai frati: "Io ho fatto la mia parte; la vostra, Cristo ve la insegni".
Piangevano, i compagni del Santo, colpiti e feriti da mirabile compassione. E uno di loro, che l'uomo di Dio chiamava suo guardiano, conoscendo per divina ispirazione il suo desiderio, si levò su in fretta, prese la tonaca, la corda e le mutande e le porse al poverello di Cristo, dicendo: "Io te le do in prestito, come a un povero, e tu prendile con il mandato della santa obbedienza". Ne gode il Santo e giubila per la letizia del cuore perché vede che ha serbato fede a madonna Povertà fino alla fine; e, levando le mani al cielo, magnifica il suo Cristo, perché, alleggerito di tutto, libero se ne va a Lui.
Tutto questo egli aveva compiuto per lo zelo della povertà, che lo spingeva a non avere neppure l'abito, se non a prestito da un altro. Volle, di certo, essere conforme in tutto a Cristo crocifisso, che, povero e dolente e nudo rimase appeso sulla croce. Per questo motivo, all'inizio della sua conversione, rimase nudo davanti al vescovo; per questo motivo, alla fine della vita, volle uscire nudo dal mondo e ai frati che gli stavano intorno ingiunse per obbedienza e carità che, dopo morto, lo lasciassero nudo là sulla terra per il tratto di tempo necessario a percorrere comodamente un miglio.
Uomo veramente cristianissimo, che, con imitazione perfetta, si studiò di essere conforme, da vivo, al Cristo vivente; in morte, al Cristo morente e, morto, al Cristo morto, e meritò l'onore di portare nel proprio corpo l'immagine di Cristo visibilmente!
Finalmente, avvicinandosi il momento del suo transito, fece chiamare intorno a sé tutti i frati del luogo e, consolandoli della sua morte con espressioni carezzevoli li esortò con paterno affetto all'amore di Dio. Si diffuse a parlare sulla necessita di conservare la pazienza, la povertà, la fedeltà alla santa Chiesa romana, ma ponendo sopra tutte le altre norme il santo Vangelo. Mentre tutti i frati stavano intorno a lui, stese sopra di loro le mani, intrecciando le braccia in forma di croce (giacché aveva sempre amato questo segno) e benedisse tutti i frati, presenti e assenti, nella potenza e nel nome del Crocifisso. Inoltre aggiunse ancora: "State saldi, o figli tutti, nel timore del Signore e perseverate sempre in esso! E, poiché sta per venire la tentazione e la tribolazione, beati coloro che persevereranno nel cammino iniziato! Quanto a me, mi affretto verso Dio e vi affido tutti alla Sua grazia!".
Terminata questa dolce ammonizione, l'uomo a Dio carissimo comandò che gli portassero il libro dei Vangeli e chiese che gli leggessero il passo di Giovanni, che incomincia: "Prima della festa di Pasqua... ". Egli, poi, come poté, proruppe nell'esclamazione del salmo: "Con la mia voce al Signore io grido, con la mia voce il Signore io supplico" e lo recitò fin al versetto finale: "Mi attendono i giusti, per il momento in cui mi darai la ricompensa".
Quando, infine, si furono compiuti in lui tutti i misteri, quell'anima santissima, sciolta dal corpo, fu sommersa nell'abisso della chiarità divina e l'uomo beato s'addormentò nel Signore.
(Fonti Francescane 1239-1243)
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