Liturgia del giorno: Is 40,1-5.9-11; Sal 84; 2Pt 3,8-14; Mc 1,1-8.
Scrive Carlo Carretto: «Ti faccio un esempio fisico che ho qui di fronte nel deserto (il deserto è una grande scuola!). C'è un pezzo di deserto, tutto sabbia e morte, tutt'al più qualche spino. Gli uomini vogliono trasformare il deserto in un'oasi verdeggiante. Incominciano a lavorare. Si fanno strade, stradette, canali, ponti, case, ecc. ecc. Non cambia nulla: tutto rimane deserto. Manca l'elemento base: l'acqua. Allora chi ha capito (è strano che si capisca bene nel mondo fisico e poco bene in quello soprannaturale) incomincia non a lavorare in superficie, ma si mette a scavare in profondità. Cerca l'acqua. Fa un pozzo, la fecondità dell'oasi non dipenderà dai canali fatti, dalle strade, dalle case, ma da quel pozzo. Se sgorgherà l'acqua tutto si vivificherà, se no niente».
Mentre leggo queste parole mi chiedo come possano accordarsi con quelle di Giovanni Battista che nel deserto grida: «Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri».
Il grido di Giovanni invita ciascuno di noi a inoltrarci nel deserto del nostro cuore per tirare via le nostre paure, i nostri dubbi, il nostro egoismo e tutto ciò che ci impedisce di offrire al Signore una dimora accogliente.
Ma come è possibile fare questo? A volte sembra davvero difficile farcela da soli. C’è anche per noi un “Giovanni Battista”, cioè qualcuno che può aiutarci a ritornare a Dio, che si fa Suo messaggero e che ci aiuta a scavare a fondo e a cercare l’acqua. È l’acqua della preghiera, che alimenta la nostra relazione con Dio, che vivifica il deserto del nostro cuore.
In questo Avvento il Signore ci conceda il coraggio di rientrare in noi stessi, di scavare a fondo, non temendo quello che incontriamo, per ritrovarci e ritrovarlo. Solo così il nostro deserto ricomincerà a fiorire e la nostra vita diventerà segno e testimonianza per altri.
sr. Raffaella Cavalera
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