martedì 4 novembre 2014

... Alle radici dell'amore


"Si recò una volta in pellegrinaggio a Roma, e deposti, per amore di povertà, i suoi abiti fini, si ricoprì con gli stracci di un povero. Si sedette quindi pieno di gioia tra i poveri che sostavano numerosi nell'atrio, davanti alla chiesa di S. Pietro e, ritenendosi uno di essi, mangiò con loro avidamente". (2Cel 8: FF 589).

Questa scena mi colpisce sempre. In essa vedo rappresentato il grande mistero della vita povera e di condivisione che visse prima di tutto Gesù e, nella sua intuizione iniziale, Francesco.
Qui si distilla il succo dell'Amore che, povero con i poveri, si dona nella logica del nostro Padre che, all'origine di tutto, scelse di donarsi all'uomo.

Vedo nella condivisione diretta con gli ultimi il senso di una vita piena e il senso ultimo del dolore e della sofferenza; l'unico senso é l'Amore che ne scaturisce, la tenerezza, la misericordia che solo possono sgorgare da un cuore ferito che ha sofferto ed é stato trafitto dal dolore.
Il cuore sofferente é più sensibile, più attento e sente su di sé il dolore altrui e, segnato dalle cicatrici, può dilatarsi ad orizzonti di amore impensabili.

Questa é la sintesi che mi viene da fare nel cuore ripensando all'esperienza fatta, in questo mio primo anno di postulato, nella Comunità "La Madonnina" a S. Maria degli Angeli dove T. condivide la vita con donne e bambini che vengono da situazioni difficili.

Qui scorre libero l'Amore, la condivisione semplice e non esistono persone di tipo A o B; si é tutti fratelli, nella diversità di carattere, provenienza, storia di vita e, perché no, di religione.
E' una famiglia "senza barriere" in cui si respira la semplicità e la tenerezza che vengono da cuori provati dalla vita.

Questo é il grande mistero di cui sempre mi stupisco: é necessario un seme di dolore per far germogliare l'Amore autentico.

Avverto molta sintonia con l'intuizione iniziale di Francesco: dimorare con i poveri, i lebbrosi, mangiare con loro, condividere tutto con loro, condividerne la vita intera, sentirli sulla propria pelle; solo così, forse, Francesco toccava Gesù Crocifisso, quell'Uomo che ha scelto di amare a braccia aperte, spalancate sulla Croce; quell'Uomo che si lasciava sfiorare dalle prostitute, non temeva di guardarle negli occhi né di lasciarsi guardare; quell'Uomo che mangiava e beveva con i pubblicani e i peccatori; quell'Uomo che superò la barriera dell'impurità per fermare il sangue e la vergogna dell'emorroissa; quell'Uomo che continua a percorrere le nostre strade, i nostri deserti, monti e colline per cercare il belato della sua... pecorella smarrita.

Gloria (postulante sfma)


4 commenti:

  1. Grazie! Per l'esperienza condivisa...ma soprattutto grazie...per i vostri sorrisi...
    Dio vi benedica

    RispondiElimina
  2. L'unica cosa che mi viene da dire, e con invidia, è: "beate voi" che state con coraggio dove Gesù v'indirizza anziché nella vigliaccheria. Io sono una persona talmente paurosa e poco credibile che ricevo continuamente sguardi pieni di commiserazione quando in teoria dovrei portare Gesù agli altri, mah...
    Vi auguro di essere felici in Gesù e di portarlo a tante giovani.

    RispondiElimina
  3. Grazie Gloria per questa bella testimonianza di amore verso Gesù nel prossimo.

    RispondiElimina
  4. Mi commuovi sempre figlia mia,il Signore ci ha fatto una grande grazia con la tua vita.

    RispondiElimina

Ciao. I commenti sono moderati dal web-master. Abbi pazienza... :-)