LA MIA ESPERIENZA APOSTOLICA NEL CALDO
E ACCOGLIENTE MESSICO
"Demos gracias a Dios!" (Rendiamo grazie a Dio!): questo è quasi un ritornello fisso in Messico e ben rispecchia il cuore e la personalità di questo popolo semplice e grato a Dio per ogni cosa, un popolo aperto alla vita e che sa celebrare la vita, un popolo che sa gioire, che per ogni cosa fa festa, un popolo accogliente che vede in noi consacrati la presenza di Dio e si affida e si consegna con grande umiltà e fiducia… un popolo di cui ora anch'io un po’ mi sento parte. Sì, grazie all'esperienza apostolica che ho compiuto in questo mio secondo anno di noviziato dal 4 settembre al 13 dicembre.
Accompagnata da sr. Francesca Farina, nostra Superiore Provinciale, sono atterrata a Città del Messico per vivere un'esperienza di incontro con Dio, di fraternità e di apostolato in questa calda e feconda terra, nella nostra Comunità “Nuestra Señora de Guadalupe”, nella colonia di S. Juan Tlihuaca, alla periferia dell'immensa capitale.
Una comunità internazionale formata da una suora zambiana (sr. Ireen, la superiora), una italiana (la nostra sr. Paola), una coreana (sr. Gemma) e una rumena (sr. Patricia).
"Amense unos a otros" (Amatevi gli uni gli altri): queste le parole che come una fiammella continuavano ad ardere in me durante l’esperienza. Il mio cuore si accendeva sempre più di questo desiderio: amatevi le une le altre, ho scoperto un tesoro anche là, il gusto del vivere fraterno pur nella differenza di culture, punti di vista, idee…, l'intimità del focolare domestico dove ci si racconta, ci si apre con le sorelle, si rinnova insieme la propria vocazione, ci si rinforza, ci si incoraggia, ci si aiuta reciprocamente proprio come in una famiglia. Ho sperimentato come i vincoli spirituali siano fortissimi e possono segnare nella carne le relazioni.
Queste sorelle sono entrate dentro di me e ciò che abbiamo vissuto, i dialoghi e le esperienze condivise, ciò che abbiamo costruito e che ci siamo scambiate insieme sempre rimarrà come tesoro incorruttibile che va a depositarsi nei cieli. Questo è un grande frutto di questa mia esperienza messicana; si è dilatato il mio cuore, si è rinforzato il mio senso di appartenenza alla Famiglia, ho vissuto sulla mia pelle che si può essere sorelle, si può formare una famiglia in ogni terra e da ogni terra perché è profondo ciò che ci lega e supera ogni confine.
"Los he destinado para que vayan…" (Vi ho costituiti perché andiate): lo slancio apostolico e missionario che ci ha lasciato Gesù in quella Santa Notte me lo sono vissuto tutto ed è entrato in me diventando carne della mia carne e fonte della mia gioia.
Mi sono sperimentata in molti servizi: ho collaborato con le suore nel doposcuola di spagnolo, inglese, matematica e nel laboratorio di manualità gestito da noi con i bambini che quotidianamente vengono a casa nostra, servivo al Comedor de la Caridad (Mensa della carità) che offre un pasto caldo ogni giorno a quasi un centinaio di bimbi, visitavo nelle case le persone con disabilità condividendo con loro la Parola di Dio e anche facendo lezione di italiano! (questo con una ragazza con cui avevo appuntamento fisso), accompagnavo i Ministri straordinari a portare la Comunione agli infermi, ho accompagnato varie volte sr. Paola partecipando agli incontri che tiene coi ragazzi del dopocresima, nella Cappella a lei affidata.
La realtà messicana è una realtà molto viva e ricca di stimoli, una realtà dove il dono di me è stato gustoso, mi sono giocata in tutto e per tutto, mi sono buttata in ogni cosa, anche quando mi tremavano un po’ le gambe (per esempio quando dopo circa un paio di mesi ho tenuto un incontro di precatechesi da sola con venti bambini!); ho sperimentato che se mi affido totalmente accettando la dimensione di rischio, di precarietà, di paura, di timore, poi Dio pensa a far fiorire i germogli e completa l'Opera! In quell'occasione io mi sono sentita veramente accompagnata da Dio. Lui ha guidato ciò che io dicevo, sempre mi sono sentita da Lui accompagnata e sostenuta.
Mi sono innamorata di quella terra e di quel popolo ma certo non posso nascondere la crudezza della realtà: lì i poveri sono veramente poveri, si vive sulla soglia della sopravvivenza; alcune case in cui sono entrata mi hanno fatto rabbrividire e mi chiedevo come fosse possibile che un essere umano potesse vivere in quelle condizioni; la povertà inoltre non è solo materiale ma anche psicologica, relazionale, emotiva, affettiva, famigliare e chi ne risente maggiormente sono i bambini e gli adolescenti, le fasce più deboli.
I "piccoli" non sono protetti, non sono custoditi e crescono spesso abbandonati a se stessi, con tutte le amare conseguenze. Le adolescenti già a 13-14 anni si trovano a cullare il loro figlio, nato da una fugace relazione. La realtà in Messico ti violenta, entra e ti scalfisce, ti graffia come un artiglio, ti scuote, è come una spina che ti si conficca nel cuore. A volte ho pianto per ciò che ho visto... è una realtà che grida e urla e per cui più volte ho pregato, ho innalzato a Dio questo grido che sale dall’umanità ferita e che si ferisce da sola. Non sono più quella di prima, non posso far finta di non aver visto. Questo tormento mi accompagna e sempre porto nel cuore quei volti, quegli occhi, quelle piaghe… dove Gesù mi incontrava faccia a faccia, occhi negli occhi.
"Yo te alabo , Padre, Señor del cielo y de la tierra, porque has escondido estas cosas a los sabios y se las has dado a conocer a los sencillos" (Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli). E’ vero, loro, i semplici, sono i depositari del tesoro, dentro di loro brilla il tesoro del Regno dei Cieli. Questo popolo, questa gente mi ha insegnato cos'è la fede, nuda e vera. Senza avere niente, a volte in una povertà enorme, hanno una fiducia estrema in Dio, che lodano e ringraziano sempre; hanno una grande capacità di condividere, di solidarietà e se possono donarsi lo fanno con gioia, dando tutto loro stessi e senza chiedere nulla in cambio.
Credono fermamente in Dio che ci ha creati, amati e continua a prendersi cura di noi: queste parole pronunciate da alcune persone che vivevano ai margini della decenza umana mi facevano sentire piccola piccola e quasi mi vergognavo perché io in quelle condizioni forse non avrei pensato così e, a volte, io che ho tutto, non ho quell'apertura di fede umile e semplice che ho trovato in loro. Questa gente mi ha evangelizzato.
In missione è così: vivi direttamente, condividi con la gente nella semplicità, nella gratuità, nell'essenzialità. Si condivide l’essenziale. Tutte le sovrastrutture e le pesantezze legate all'accumulo dei beni, alla nostra ricchezza occidentale, lì non ci sono. Si condivide se stessi, nella genuinità della propria persona, senza tanti preconcetti o pregiudizi (lì non sanno neanche cosa siano); si va all'essenza della vita, del dono della vita, del dono di esistere, di essere stati creati, di poter vivere e aprire gli occhi ogni giorno; si condivide l’essenza delle relazioni, andando subito al cuore, nella verità, nella sincerità, sentendoci fratelli, accomunati da questa meravigliosa avventura della vita, accomunati dalla nostra umanità che ci rende fratelli, popolo in cammino con Dio e verso Dio.
"Dios es grande!" (Dio è grande!): ho respirato a pieni polmoni l'universalità della Chiesa e della nostra Famiglia Religiosa. Dio è presente davvero in ogni luogo e in ogni persona. Tutto unisce e crea unità. Questo lo sentivo particolarmente forte nella Liturgia Eucaristica, dove sentivo e credevo di essere in comunione con le mie sorelle in Italia e con tutta la Chiesa del mondo e ancora oggi io, nell'Eucaristia, sento e credo fermamente di essere in comunione con quel popolo nell'offerta del Sacrificio.
C'è qualcosa di profondo e grande che ci unisce e ci sorpassa a tutti e tutto: cultura, lingua, popolo di appartenenza. C'è un fiume che scorre, gonfio di acque, nella profondità di ogni uomo ed è quell'anelito a Dio, che a tutti ci accomuna. Lì possiamo ritrovarci tutti, lì siamo tutti a casa. Sono tanto grata a Dio per questo e danzerei di gioia come il re Davide davanti all'arca!
Chiudo gli occhi e sono ancora là con le mie sorelle, con i bambini, camminando per le strade polverose salutando tutti come sempre facevo… li riapro e mi ritrovo qui, nel cuore della nostra Famiglia e sono lieta per il dono della vita, della fede, della vocazione ricevuta in questa Famiglia, per il dono della fraternità.. di questo "piccolo gregge" che non deve temere nulla, perché guardato con amore da Dio.
Gloria Amaduzzi, novizia sfma
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