giovedì 13 aprile 2017

Giovedì Santo 2017


La messa in "Coena Domini" dà inizio al Triduo Pasquale. Il Vangelo di Giovanni che oggi ascolteremo ci racconta del gesto di Gesù che lava i piedi ai suoi discepoli. Ci lasciamo accompagnare per la nostra riflessione e preghiera da uno stralcio di un'omelia di Enzo Bianchi.

Il cristiano, ciascuno di noi, per entrare in relazione con Gesù dovrà lasciarsi lavare i piedi; dovrà accettare di vedere andare in frantumi l'immagine religiosa, teologica che ha di Dio, che ha del suo Inviato; dovrà accettare un amore che non si può misurare umanamente, ma che è un amore sempre preveniente, un amore, soprattutto, che non si deve meritare. 

Sì, perché ciascuno di noi, e questo è il grande ostacolo alla fede in Gesù Cristo, pensa di dover meritare l’amore. Qui davvero sta la differenza tra gli uomini che sono pronti a credere in Dio ma che sono lenti a credere in Gesù Cristo. Questa è la verità: Gesù ci dice che l'amore di Dio non va meritato. Gesù conosce questa difficoltà umana, per la quale l'uomo non arriva a credere, non arriva a credere in Cristo e non arriva a «credere all'amore», come dice con molta intelligenza spirituale Giovanni nella sua Prima Lettera (cf. 1Gv 4,16). Per questo Gesù chiede solo che ci lasciamo lavare i piedi da lui e ci promette che capiremo più tardi il perché. 

Ecco allora l'exeghésato (Gv 1,18) attuato nella lavanda: Gesù che ci narra Dio, che ci narra l'amore di Dio, un amore che non dobbiamo meritare, un amore per il quale i piedi ci sono lavati anche quando noi non comprendiamo. Pietro capirà più tardi, dopo essere passato anche attraverso l’infedeltà. Anche Giuda si lascia lavare i piedi quella sera, ma non capirà; anzi, proprio perché Gesù gli ha lavato i piedi, proprio perché gli ha dato il boccone eucaristico, accresce la sua capacità di inimicizia fino a permettere che Satana si impadronisca completamente di lui (cf. Lc 22,3). Ecco allora il messaggio: lasciarsi lavare i piedi da Gesù Cristo. […] 

Qui noi decidiamo se la nostra fede è autenticamente cristiana, o se resta ancora nell'economia veterotestamentaria, o se è semplicemente una fede monoteista. Perché solo da una tale comprensione di Gesù, da una tale inversione dei ruoli noi decidiamo la comunione con Dio o il suo rifiuto. 

Che il Signore ci conceda di accettare questo suo gesto. E soprattutto ci conceda, attraverso questo gesto, di modificare la nostra immagine di Dio e di accogliere il suo amore: un amore che non dobbiamo meritare perché ci previene, un amore che non chiede neppure reciprocità, ma chiede solo di essere accolto e creduto. Perché noi cristiani dobbiamo essere, secondo la volontà di Gesù, nient'altro che quelli che credono all'amore (cf. 1Gv 4,16).

Enzo Bianchi



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