lunedì 26 settembre 2016

Il confessionale


Nella Basilica di san Francesco ad Assisi la predicazione della novena in preparazione alla festa è affidata quest'anno a p. Gianni Cappelletto, frate minore conventuale. Nel nostro blog proporremo un settenario con degli stralci interessanti delle sue omelie, ringraziando p. Gianni per averci concesso di pubblicarle.

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2. Il Confessionale

È il luogo in cui – vivendo con fede il sacramento della Riconciliazione – si «tocca con mano la grandezza della misericordia» perché «accolti da un Padre che corre incontro al figlio pentito che sta tornando a casa, lo stringe a sé» con un abbraccio benedicente «ed esprime la gioia di averlo ritrovato». «Dio è sempre disponibile al perdono e non si stanca mai di offrirlo in maniera sempre nuova e inaspettata»” (MV 17; 22). 

Forse qualcuno di voi ricorda come il beato Paolo VI – riecheggiando sant'Agostino – sintetizzava il cammino che ogni cristiano è invitato a percorrere: papa Montini parlava di tre M, come tre tappe di un autentico e progressivo pellegrinaggio: M come miseria, M come misericordia, M come magnificat. 

M come MISERIA: è la presa di coscienza non solo di essere genericamente peccatore, ma pure di commettere dei peccati concreti; è l’accettazione della nostra umanità soggetta al limite, alla fragilità e alla vulnerabilità – e fin qui niente di strano – ma incline "da sempre" al peccato, cioè a fare scelte che mi portano fuori strada e pertanto a farmi del male e a ferire pure gli altri. Problema per tutti è "chi" può aiutarmi a smascherare tale male, a fare la verità sul mio vissuto e sulle mie scelte. La tendenza comune è quella di esaminare la propria coscienza specchiandosi su se stessi, con il rischio di autogiustificarsi o di darsi comunque ragione o di banalizzare il male fatto. Come cristiani, invece, lo specchio della nostra coscienza è la Parola di Dio contenuta nella Sacra Scrittura. […] Tenendo presente, però, che essendo quella di Dio una "parola di vita" non mi viene rivolta per criminalizzarmi o per condannarmi quanto per liberare in me la vita come attenzione all'altro, come solidarietà con il povero. Lo aveva ben capito San Francesco che prima di fare qualche scelta importante ricorreva alla luce della sacra Scrittura e invitava noi – suoi frati – a confrontarci continuamente «con le fragranti parole del Signore Gesù» (FF 178/7). 

M come MISERICORDIA. Se misericordia è la scelta di Dio di chinarsi su di noi per prendersi cura della qualità della nostra vita, quando siamo nel peccato si manifesta come perdono… cioè come porta aperta verso la vita; il peccato, infatti, mi chiude in una situazione di morte, mentre al Signore sta a cuore che io mi converta e viva. Si tratta, per Lui, di un gesto di "paternità responsabile" che non ci mortifica nel nostro peccato né ci umilia perché peccatori, ma ci responsabilizza rilanciandoci su strade diverse, alternative al male commesso. Anche in questo ci è di stimolo san Francesco: nel commento al Padre Nostro, prima riconosce che i nostri debiti vengono rimessi e perdonati dall'ineffabile misericordia di Dio, dalla potenza della passione del suo Figlio e per i meriti e l'intercessione della beatissima Vergine e di tutti i Santi, come diciamo ancora nell'Atto di dolore – quindi è qualcosa di gratuito e non acquisto delle nostre "opere buone", misere tangenti che ci illudono di sentirci "a posto" – e poi esprime l'impegno ad amare, per amore del Signore, i propri nemici e a non rispondere al male con altrettanto male (cf. FF 272-273). 

M come MAGNIFICAT, come lode riconoscente al Signore… non solo a imitazione della Vergine Maria, che nel suo cantico – il magnificat – esulta in Dio perché manifesta la sua misericordia su tutte le generazioni di "quelli che lo temono", ma pure sull'esempio di molte persone che – nei vangeli – sperimentano il perdono del Signore. Per esempio, dopo che ha assistito alla guarigione e al perdono di un paralitico, la gente presente «da gloria a Dio dicendo: "Oggi abbiamo visto cose prodigiose"» (Lc 5,26). (…). 

MISERIA – MISERICORDIA – MAGNIFICAT: tre tappe di un'unica esperienza che di solito viviamo quando ci accostiamo al confessionale per celebrare il sacramento della nostra riconciliazione con il Signore e – tramite la Chiesa – con chi vive con noi e accanto a noi. Ma il luogo specifico in cui sperimentiamo il perdono di Dio è quello che papa Francesco – durante il "Giubileo dei sacerdoti" del giugno scorso – ha denominato "ricettacolo della misericordia", e questo luogo si chiama "il nostro peccato": Dio – afferma il papa argentino – non si stanca di versare la sua misericordia in quel "buco" creato dal male commesso… fino a settanta volte sette. Così, proprio il nostro peccato diventa l'otre in cui noi riceviamo il suo perdono; ed essendo tale otre un colabrodo, ecco che Lui continua a versare il suo perdono, senza mai stancarsi![…] 

Miseria – misericordia – magnificat approdano, infatti, alla missione, cioè a gesti concreti o parole specifiche che testimoniano agli altri l'esperienza che ho fatto (e sto ancora facendo) della bontà misericordiosa di Dio e dell'avvenuta mia conversione, anche se sempre parziale. Niente di nuovo, mi pare, perché è lo stesso "magnificat della misericordia" (papa Francesco: 2 giugno 2016), il Salmo 50, conosciuto come il Miserere, a suggerire l'approdo alla missione. - Il salmista riconosce prima di tutto la sua MISERIA: Sì, le mie iniquità io le riconosco. Contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi io l’ho fatto! Se è davvero Davide l'orante, come afferma la tradizione ebraica, ha commesso adulterio con Betsabea e poi ne ha fatto ammazzare il marito, Uria l'Ittita. - Sicuro della MISERICORDIA di Dio, lo invoca con insistenza: Pietà di me, o Dio, nel tuo amore; nella tua grande misericordia cancella la mia iniquità. Lavami tutto dalla mia colpa E sarò più bianco della neve. - Una volta sperimentato il perdono divino – al di là del problema della giustizia umana – il salmista Davide eleva il suo MAGNIFICAT riconoscendo che solo il Signore è capace di creare in lui un cuore puro, cioè un "ricettacolo" risanato per accogliere la gioia della salvezza e un animo forte e generoso. 

Ed ecco la MISSIONE – quello che noi chiamiamo il "buon proposito" dopo la confessione sacramentale: con la mia parola riconosco che tu manifesti la tua giustizia nel perdonare e a quelli che si trovano nella mia condizione di peccato "insegnerò le tue vie", vale a dire narrerò la mia esperienza di "peccatore perdonato" perché possano farla pure loro. MISERIA – MISERICORDIA – MAGNIFICAT – MISSIONE. Un cammino penitenziale di riconciliazione che ci apre sempre nuovi orizzonti di vita. Buon cammino sulle strade della misericordia e del perdono di Dio.


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