domenica 25 settembre 2016

La porta


Nella Basilica di san Francesco ad Assisi la predicazione della novena in preparazione alla festa è affidata quest'anno a p. Gianni Cappelletto, frate minore conventuale. Nel nostro blog proporremo un settenario con degli stralci interessanti delle sue omelie, ringraziando p. Gianni per averci concesso di pubblicarle.
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1. La porta

È la Porta della misericordia, varcando la quale ognuno «sperimenta l'amore di Dio che consola, che perdona e che dona speranza». Attraversiamo, perciò, «la Porta Santa con piena fiducia di essere accompagnati dalla forza del Cristo Risorto che continua a sostenere il nostro pellegrinaggio» e di essere aiutati dallo Spirito Santo a «contemplare il volto della misericordia» del Padre (MV 3;4). 

«Misericordia: è la parola che rivela il mistero della Santissima Trinità; misericordia: è l'atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro; misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino di vita: misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato» (MV 2). 

L’aveva ben compreso anche san Francesco: - quando cominciò a servire il Signore, ricolmo di Spirito santo pronunciava a nome di Dio "parole di vita", annunciando a tutti – scrive l’Anonimo Perugino – «il giudizio e la misericordia, la pena e la gloria, richiamando alla mente i comandamenti di Dio» che erano stati dimenticati (FF 1495); - soprattutto, il Poverello di Assisi praticava la misericordia verso i lebbrosi, restituendo loro quanto lui stesso aveva sperimentato dal Signore. Si potrebbe affermare che la misericordia è stata l'architrave che ha sorretto la vita di Francesco: senza l'esperienza da lui fatta della compassione e della tenerezza di Dio, difficilmente si potrebbe spiegare la sua scelta di vita, il suo stile accogliente, la sua predicazione e il fascino che ancor oggi esercita su tanti cristiani e pure su non credenti o appartenenti ad altre espressioni religiose. 

In cosa consiste la misericordia di Dio sperimentata da Francesco? La risposta ce la offre un altro Francesco, il papa attuale che, nella bolla di indizione del Giubileo che stiamo vivendo, afferma che «la misericordia di Dio è la sua responsabilità per noi. Lui si sente responsabile, cioè desidera il nostro bene e vuole vederci felici, colmi di gioia e sereni» (MV 9). 

In altre parole, il Signore ci cerca perché la nostra esistenza abbia un senso, sia una vita "umanamente riuscita". Come è stata quella del Poverello di Assisi: il Signore l’ha cercato, l’ha illuminato, l’ha sostenuto. È lo stesso Francesco a riconoscere che il Signore si è sentito responsabile di lui e ha desiderato il suo bene. Nel Testamento, per esempio, afferma (cf. FF 110 ss): - «il Signore dette a me, frate Francesco, di incominciare a fare penitenza così …»; - «il Signore mi dette tale fede nelle chiese, che così io semplicemente pregavo: "Ti adoriamo, Signore Gesù Cristo, qui e in tutte le tue chiese che sono nel mondo"»; - «e dopo che il Signore mi dette dei fratelli, nessuno mi mostrava che cosa dovessi fare, ma lo stesso Altissimo mi rivelò che dovevo vivere secondo la forma del santo Vangelo»; - «il Signore mi rivelo che dicessimo questo saluto: "Il Signore ti dia pace!"». Francesco sperimenta la paternità di un Dio che si prende cura di lui e lo accompagna passo passo nelle scelte da compiere. Si potrebbe affermare che intuisce che pure in Dio esiste una vocazione – una chiamata: prendersi cura dei suoi figli, cercarli quando vanno fuori strada o percorrono sentieri che non giungono alla meta desiderata. […]

Pellegrino, entra per questa porta – la porta santa della misericordia di Dio – e vedrai cose meravigliose. La più bella ed essenziale è il volto di Dio che si sente responsabile della nostra felicità, perché desidera per tutti – come lo ha fatto per Francesco – una vita buona, bella e beata. Noi la ricerchiamo in vari modi e per strade diverse, ma alla fine approdiamo a quella in cui il Signore stesso ci ha dato appuntamento: per questo si mette alla nostra ricerca; solo così "coloro che lo cercano, lo possono trovare" realizzando il sogno di una vita riuscita. Ma con realismo… perché pure alcuni tra noi forse sperimentano non un Dio responsabile che si prende cura di loro, ma un Dio irresponsabile che si disinteressa o resta indifferente; non un Dio custode ma un Dio controllore; non un Dio pastore quanto un Dio cacciatore; non un Dio che rende buona – bella – beata la vita quanto un Dio che fa di tutto per renderla amara o per distruggerla con malattie e sofferenze. 

È possibile percepire la presenza di Dio in questo modo! Da qui la responsabilità di tutti: non solo pregare quanto anche testimoniare che l’architrave che sorregge la nostra fede di cristiani è la misericordia di Dio, porta santa che ci introduce nell'amore del Signore «che consola, che perdona e che dona speranza» (MV 3).


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