martedì 3 ottobre 2017

Transito di san Francesco


Secondo gli antichi biografi del santo, la morte di Francesco altro non è che il compimento della sua esistenza. Compimento però nel senso che troviamo nel linguaggio paolino, in Rm 10,4, quando l’Apostolo scrive che Cristo è il télos della Legge [...]

Nella lettura cristologica della vita di Francesco, si dice infatti che questi, «essendosi compiuti in lui tutti i misteri di Cristo, se ne volò felicemente a Dio» (Vita Seconda CLXIII,217; FF 810; cf. Bonaventura da Bagnoregio, Leggenda Maggiore XIV,6; FF 1243: «Quando, infine, si furono compiuti in lui tutti i misteri…»). Il transito del santo è insomma la conformazione, la vicinanza, al modello che egli ha voluto sin dall'inizio seguire, e che – ci dice la sua morte – è riuscito ad imitare perfettamente: Cristo. Se l’abito che Francesco volle indossare come segno di riconoscimento della sua religione, scrive sempre il Celano, altro non era che l’essersi rivestito di Cristo («come la sua mente si era rivestita del Signore crocifisso, così tutto il suo corpo si rivestiva esteriormente della croce di Cristo»: Trattato dei miracoli II,2; FF 826), alla fine della sua vita, Francesco ha raggiunto davvero quel suo desiderato traguardo, e può finalmente spogliarsi di quei panni, decidendo di morire nudo: «si fece deporre nudo sulla terra nuda, per essere preparato in quell'ora estrema» (Tommaso da Celano, Vita Seconda CLXII,214; FF 804).

(Tratto da: GIUSEPPE BETORI, Un uomo veramente felice. San Francesco di fronte a sorella morte)


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