domenica 3 aprile 2016

VOCAZIONE è … LASCIARSI PRO-VOCARE DALLA VITA!




"A te che hai preso la mia vita 
e ne hai fatto molto di più…"

Vocazione, che strana questa parola!!! Vocazione: dal latino vocare, in italiano spesso si traduce con chiamare… ma chi è che chiama e cosa vuol dire essere chiamati?! Già, questa parola è un po' un mistero… sembra semplice ma in realtà è densa di significati! 

E così, a te che leggi, diamo un appuntamento settimanale, in questo mese di aprile. Se vuoi, incamminati con noi su alcuni piccoli sentieri che possono illuminare il senso più profondo dell'essere chiamati…e in questo viaggio saremo in buona compagnia!!! 

E allora iniziamo così: vocazione è incontro, è relazione; è scoprire che c'è un "Tu" che incontra la mia vita… e che, come dice Jovanotti: 

 “A te che sei … sostanza dei giorni miei …
A te che sei il mio grande amore 
Ed il mio amore grande 
A te che hai preso la mia vita 
E ne hai fatto molto di più 
A te che hai dato senso al tempo “
(Dal testo della canzone)

Ma come - starai pensando - come è possibile scoprire che c'è un Tu, quello con la "T" maiuscola che mi chiama? Entriamo allora in ciò che Francesco, il santo di Assisi, ha vissuto… lui sì che ha incontrato Cristo e si è lasciato incontrare da Lui!

È interessante scorgere come le vicende della vita del giovane Francesco, come la malattia, la prigionia, l'incontro con i lebbrosi (e tanto altro!), hanno aperto i suoi occhi sul valore relativo delle cose, sulla verità della sua esistenza e sulla via che poteva condurlo alla vita, fino a portarlo a cercare in Cristo il senso pieno del suo vivere… fino a far sì che divenisse "sostanza dei giorni miei…"
Ed ecco, un incontro sorprendente…

La sua conversione è legata all'incontro con il lebbroso che egli stesso descrive con queste parole: "Il Signore dette a me, frate Francesco, d'incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati mi sembrava  cosa troppo amara vedere i lebbrosi e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d'animo e di corpo. E di poi, stetti un poco e uscii dal mondo" (FF 110).

Francesco descrive come amaro la vista dei lebbrosi, poiché quegli incontri lo rimandavano ad una realtà più profonda di sé: incontrava lo "schifo" di sé… e la fuga costituiva la risposta immediata e spontanea che nasceva dal suo cuore.

Vincendo le proprie resistenze, Francesco usò con essi misericordia, e l'incontro misericordioso con la fragilità degli altri divenne la via che lo condusse alla verità della sua esistenza, iniziando così a poter gustare la vita in modo diverso: "ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d'animo e di corpo".

Quante immagini e incontri nella nostra quotidianità ci fanno sentire l'amaro in bocca, quanti incontri evitiamo, da quanti incontri scappiamo definendoli al limite dell’assurdo, dell’illogicità… eppure nell'illogicità di quell'incontro, che trova la sua logica in Dio, "il Signore dette a me…", Francesco si lascia prendere per mano e condurre ai crocevia della vita, si lascia pro-vocare.

Dopo quell'incontro i lebbrosi rimasero lebbrosi, ma il cuore di Francesco, no! Quell'incontro ribaltò il suo modo di vedere e di pensare se stesso, il mondo e il mistero di Dio! 

Lasciamoci pro-vocare… lasciamoci stupire! ;-)

"A te che hai preso la mia vita 
e ne hai fatto molto di più…"


sr. Francesca Alunni



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