sabato 26 novembre 2016

Prima domenica di Avvento 2016

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Liturgia del giorno: Is 2,1-5; Sal 121; Rm 13,11-14a; Mt 24,37-44.

"Vegliate..." (Mt 24,42)

La madre Chiesa, con il nuovo anno liturgico che inizia con la prima Domenica di Avvento, ci prende per mano per farci ripercorrere le varie tappe della vita di Gesù dall'incarnazione fino all'ascensione al cielo. Questo cammino ci riguarda da vicino perché Gesù è la Parola che fa da ponte tra Dio e l'uomo: "E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (Gv 1,14); "Il Verbo si è fatto carne nelle Scritture per porre la sua tenda fra di noi" (Origene).

Entriamo con tutto noi stessi, in questo tempo di attesa, nella liturgia come luogo in cui la Scrittura risorge in Parola vivente di Dio che plasma la sua Chiesa. Con la parola della Scrittura inseriamoci nel dialogo vivificante tra Dio e l'uomo e lasciamoci plasmare dalla Parola.

L'Avvento ha una doppia caratteristica: è il tempo di preparazione al Natale, che ricorda la prima venuta di Gesù nella carne; è il tempo dell’attesa della sua seconda venuta nella gloria per completare la sua opera di salvezza.

Il vangelo, nella prima domenica di Avvento, ci parla di questa seconda venuta di Gesù. È il futuro che ci attende che dona significato al presente che viviamo, che ci indica la direzione durante il cammino. Gesù non ci dice i dettagli della sua seconda venuta, ma esprime tale realtà con immagini della vita quotidiana per dirci che tale venuta è certa, sicuramente accadrà, anche se non è prevedibile e giungerà del tutto inaspettata, come il ladro che sorprende nella notte. Egli però non ruba niente e dona tutto.

"Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo" (v 37), quando si viveva in maniera incosciente e malvagia pensando solo a mangiare, a bere, a prendere moglie e marito, senza preoccuparsi d'altro, finché venne il diluvio e travolse tutti. Escludere Dio dalla propria vita è come togliere le fondamenta dalla propria casa dove si abita. I giorni di Noè sono i giorni della superficialità: «Il vizio supremo della nostra epoca è di essere superficiale» (R. Panikkar). 

"…e non si accorsero di nulla…" (v 39). Loro, del diluvio; noi, dell'occasione di vita che è il Vangelo, il quale apre gli occhi sulla sofferenza, sulla mano tesa, sugli occhi silenziosi che cercano, sui tanti doni che i giorni recano, sulla bontà e la bellezza che ci abita. «Il vostro male è di non rendervi conto di quanto siete belli!» (Dostoevskij). Ecco il rischio: non accorgersi di nulla finché non avvengono i vari diluvi, umani ed ecologici. 

Gesù non vuole minacciare o fare catastrofismo. Vuole solo insegnarci che il mondo e la società nelle quali viviamo non sono eterne, prima o poi finiranno, ma noi ne possiamo accelerare la fine con i nostri comportamenti. Sarebbe da incoscienti non preoccuparsi di ciò che dura e non prepararsi al mondo nuovo che ci attende. Nessun legame è così stabile da arrestare la morte. 

Siamo invitati ad essere vigilanti, servi laboriosi pronti per l’incontro con Lui, nostro unico Signore. La venuta del Signore sarà per il credente l'incontro gioioso con il Dio amore, con il Padre che gli ha preparato già un posto nella sua casa. Amore, durante l'attesa, non paura della sua venuta. Siamo invitati ad assumere la nostra responsabilità nella vita quotidiana, ma anche ad essere gioiosi come lo siamo nell'attesa del Natale di Gesù.

sr. Giovanna Dugo




4 commenti:

  1. Grazie per avermi coinvolta in qst splendido blog!
    Buon Avvento a tutti

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  2. Grazie!Abbiamo bisogno della condivisione della Parola!

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  3. ...ecco il rischio: non accorgersi di nulla...

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