sabato 12 marzo 2016

Quinta domenica di Quaresima 2016


Liturgia del giorno: Is 43,16-21; Sal 125; Fil 3,8-14; Gv 8,1-11.

La liturgia di questa quinta domenica di Quaresima continua la narrazione del volto misericordioso del Padre. Nella terza domenica la misericordia si è manifestata come pazienza di Dio; nella quarta come amore che perdona incondizionatamente; e oggi come salvezza che prevale sul giudizio e sulla condanna.

Siamo nel contesto della festa delle Capanne e Gesù, dopo aver trascorso la notte sul monte degli Ulivi, torna nel Tempio e tutto il popolo sta ad ascoltare il suo insegnamento. Arrivano gli scribi e i farisei, si fanno spazio in mezzo alla folla, e trascinano al centro una donna sorpresa in "flagrante adulterio" che, secondo la Legge di Mosè, deve essere lapidata. Anche l'uomo dovrebbe subire la stessa pena, ma qui è trascinata in mezzo solo la donna, e tutti intorno a lei sono giudici, nemici, accusatori. Non c'è spazio per considerare la sua storia, i suoi sentimenti, la sua consapevolezza: per i suoi accusatori essa non ha solo commesso il peccato di adulterio, è un'adultera, è tutta intera definita dal suo peccato, da questo suo peccato pubblico, noto a tutti.

Lei, inoltre, è un pretesto per mettere alla prova Gesù e per avere un motivo per accusarlo. La domanda "Tu che ne dici?" non è sincera, è una prova.
Ed ecco che Gesù si china e si mette a scrivere col dito per terra: Gesù si pone alla stessa altezza della donna, mi piace pensare che i loro sguardi si siano incrociati e sappiamo che lo sguardo di Gesù è sempre accogliente e misericordioso. 

Che cosa scrive col dito per terra? Dice Enzo Bianchi: «Non è facile interpretare questo gesto: a mio avviso però esso va inteso in quanto tale, in quanto gesto appunto, senza soffermarsi su parole eventualmente scritte da Gesù. Penso dunque che qui si debbano vedere da un lato gli scribi e i farisei che ricordano la Legge di Mosè scolpita, scritta su tavole di pietra; dall'altro Gesù il quale, scrivendo per terra, la terra di cui siamo fatti noi uomini e donne figli di Adamo, il terrestre, ci indica che la Legge va inscritta nella nostra carne, nelle nostre povere vite segnate dalla fragilità, dalla debolezza, dal peccato. Non a caso è detto che Gesù scrive "con il dito", così come la Legge di Mosè fu scritta nella pietra “dal dito di Dio” (Es 31,18; Dt 9,10)».

"Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei": Gesù, in un certo senso, invita scribi e farisei a fare un esame di coscienza. Chi può dirsi senza peccato? La parola adulterio (ad+alterum) significa andare verso un altro, verso qualcosa d’altro… e chi può dire di non avere idoli con i quali tradisce la relazione con il Signore? Chi può ergersi a giudice degli altri? Le parole di Gesù sono rivolte anche a noi ogni volta che stiamo per giudicare il fratello, la sorella, l'uomo, la donna che ha commesso un peccato manifesto e pubblico. 

Tutti vanno via e, come dice sant'Agostino, rimangono solo "la misera e la Misericordia". Gesù la chiama "donna", ridonandole così la sua piena dignità e lei lo riconosce come "Signore", appunto il Signore della vita, vincitore sul peccato e sulla morte.

"Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più": che bello! Immagino che Gesù abbia detto queste parole con grande tenerezza. Non sappiamo se la donna, da quel momento, cambia vita, eppure è necessario che lei sperimenti il perdono e l'amore misericordioso del Padre, perché si apra per lei la possibilità di una vita diversa.

Con le parole della preghiera di Colletta di oggi chiediamo al Signore di aiutarci a essere sempre più consapevoli della grande misericordia che ha verso di noi: "Dio di bontà, che rinnovi in Cristo tutte le cose, davanti a te sta la nostra miseria: tu che ci hai mandato il tuo Figlio unigenito non per condannare, ma per salvare il mondo, perdona ogni nostra colpa e fa' che rifiorisca nel nostro cuore il canto della gratitudine e della gioia".

sr. Raffaella Cavalera



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