sabato 21 dicembre 2019

Quarta domenica di Avvento


Liturgia del giorno: Is 7,10-14; Sal 23; Rm 1,1-7; Mt 1,18-24.


“Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa”

Nella solennità dell’Immacolata, quest’anno coincidente con la seconda domenica di Avvento, abbiamo ascoltato l’angelo Gabriele che dice a Maria: non temere. Esortazione che, questa domenica, riascoltiamo come diretta a Giuseppe. 

A questa non segue una domanda (come invece nel caso di Maria e Zaccaria prima), ci sono solo delle azioni: si destò dal sonno, fece come gli aveva ordinato, prese con sé Maria. Giovedì scorso meditando questo passo del Vangelo con le nostre suore che sono in infermeria, chiedevo loro: “Come avete fatto a sentire nella vostra vita Dio che vi ha detto non temere?” Una suora mi ha risposto: “Attraverso la dolcezza di una persona ho capito che Dio mi ha amato e che era con me”.

Spesso quando si parla dell’incarnazione di Dio, del suo farsi uomo si pensa solo a Maria e invece per me è sorprendente la figura di Giuseppe; indispensabile, credo, per Dio che di lui si è servito per far sentire il figlio suo Gesù, amato. Dio ha delegato a Giuseppe la sua paternità, consapevole che l’amore passa attraverso la tenerezza, la carezza, l’abbraccio, il bacio della buonanotte. 

Dio si è servito delle mani di Giuseppe per prendere Gesù per mano, della sua bocca per baciarlo, delle sua braccia per abbracciarlo. Giuseppe non ha solo custodito, Giuseppe è stato chiamato ad amare da Dio. Dio sarà stato consapevole che a Gesù non era sufficiente sapere di essere figlio di Dio, di essere da Lui amato, di essere il Suo figlio prediletto nel quale si è compiaciuto, anche Gesù aveva bisogno di gesti di amore concreto, che si sentono, si percepiscono, che fisicamente riscaldano.

Nei Vangeli, san Giuseppe appare come un uomo forte, coraggioso, lavoratore, ma nel suo animo emerge una grande tenerezza, che non è la virtù del debole, anzi, al contrario, denota fortezza d’animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all’altro, capacità di amore. 
Non dobbiamo avere timore della bontà, della tenerezza! 
(Omelia inizio pontificato papa Francesco - 19 marzo 2013)

Ilaria (Postulante sfma)



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